Le origini del Festival della canzone italiana

 Nell’estate 1947 a Viareggio, un’idea bizzarra venne al giornalista Aldo Valleroni: organizzare un festival di canzoni. Dovevano essere motivi nuovi da lanciare nel corso della stagione balneare.

L’idea fu proposta al collega Giancarlo Fusco ed insieme stilarono un bando di concorso, presero accordi con diverse edizioni musicali, trovarono in Tino Vailaiti il primo cantante di nome entusiasta di partecipare e passarono alla fase di realizzazione cercando l’appoggio degli enti turistici locali. Ebbero come sola risposta, un sorrisetto quasi sdegnoso: per l’Azienda Autonoma Riviera della Versilia di quel tempo, retta da un organismo estremamente bigotto e conservatore, importava di più la organizzazione di una mostra canina. Il festival non ebbe luogo ma un divertente programma venne lo stesso messo insieme a Viareggio dalla magica coppia.

La manifestazione fu proposta al presidente del Comitato Festeggiamenti del Carnevale Alberto Sargentini che si interessò all’iniziativa con entusiasmo ma contrattempi di carattere economico fecero rinviare la decisione. L’idea venne ventilata all’orecchio di Sergio Bernardini, allora gestore della Capannina del Marco Polo di Viareggio, che decise immediatamente di realizzare l’ambizioso programma coinvolgendo gli addetti ai lavori. Il regolamento fu studiato con l’editore romano Silvio Da Rovere, furono presi contatti con Radio Firenze (come si chiamava allora la sede fiorentina della Rai, una delle più organizzate e fattive di tutta la rete nazionale) che chiese qualche giorno di tempo per studiare meglio bando, regolamento e l’appena abbozzato programma artistico ma che poi entusiasta per mezzo del direttore Aldo Angelici comunicò di voler trasmettere la serata conclusiva del festival.

A metà maggio venne spedito il bando di concorso alle varie edizioni musicali. Il maestro Francesco Ferrari venne scelto come direttore d’orchestra. Portò con se: Brenda Gjoi, Narciso Parigi e Silvano Lalli, ossia i cantanti fissi della sua popolare formazione. Amerigo Lopez, conosciuto e simpatico radiocronista, completò il cast come presentatore. Una giuria severa e competente preseduta dallo stesso direttore della Rai ammise alla finale soltanto dieci canzoni. La trasmissione radiofonica risultò più difficile del previsto a causa dei continui sbalzi della tensione elettrica perché la città non aveva ancora tutte le linee ripristinate e la corrente giungeva, purtroppo, in modo alternato.

I vari impianti montati sulle macchine della rai parcheggiate dietro il palco dell’orchestra risultarono insufficienti perché occorreva una maggiore potenza di emissione. Come fare? Il problema fu risolto da potenti acumulatori messi a disposizione dal Comando Americano di Camp Derby a Tirrenia. La sera del 25 agosto 1948 il “Primo Festival della canzone Italiana” ebbe il suo battesimo ufficiale alla Capannina del Marco Polo di Viareggio. Il pubblico numeroso ed entusiasta, applaudì lungamente. Vinse “Serenata al primo amore” di Pino Moschini. La prima edizione fu un successo.

L’anno 1949 vide la seconda edizione. Più numerose le canzoni nuove e inedite presentate, più accurata la selezione, migliore la qualità artistica, meno difficoltosa quella organizzativa, più aperto e completo l’apporto della Rai. Grande quindi l’interesse. Sulla manifestazione però pesò il contributo negato dagli enti locali. Bernardini e Da Rovere fecero da soli. Il 25 agosto 1949 la serata conclusiva alla Capannina del Marco Polo di Viareggio. Nuovo successo. Vinse Narciso Parigi con “Il topo di campagna” un samba esplosivo e divertente scritto dallo stesso Aldo Valleroni, motivo inciso poi per la Cetra da Francesco Ferrari e dal Quartetto Star.

Nel 1950 il festival venne annullato per questioni economiche. Le risposte di tutti furono negative e gli organizzatori da soli non ce la facevano, ci rimettevano troppo. Oltre ai soldi perduti ebbero anche l’amarezza delle parole pronunciate dal direttore dell’Azienda Autonoma, marchese Bottini: “Che importanza ha questo festival? Chi sono questi pazzi che cantano? Non bastano le canzoni del Carnevale? Sargentini dovrebbe pensare a cose più serie e ai corsi del Carnevale. Tutta questa mondanità estiva non si addice a una spiaggia come Viareggio. La Capannina invece di un festival musicale, se vuole, potrà ospitare una bella mostra canina o l’annuale festa degli svizzeri”. Pier Busseti, factotum del Casinò non si lasciò sfuggire la bella occasione e avanzò la proposta di trasferire il festival a Sanremo. Nessuna voce ufficiale rispose in modo negativo. Nessuno, anzi, fece valere la sua priorità di quanto era già stato fatto e con ineguagliabile successo.

La fortuna del Sanremo musicale è nata dunque a Viareggio. Come quella del “festival del film a passo ridotto”, creato e organizzato da Mario e Stefano Maffei sulla terrazza del Casinò Piemonte e finito altrove per le ragioni che avevano amareggiato l’opera fattiva di Sargentini e compagni. Le stesse, identiche, incredibili ragioni per cui il “festival dell’umorismo” venne dirottato dalla spiaggia tirrenica a Bordighera e il  “Burlamacco d’oro”, trasformato in “Gondola d’oro” senza alcun rispetto nemmeno per la formula organizzativa, prese strada per Venezia. Anche questa è una storia vera. Una storia alla quale, anno dopo anno, sono state e vengono aggiunte pagine che ci fanno immalinconire.

Fonte internet: Ruggero Righini.

Vincent Masini

Musicista - Compositore - Project Manager

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